Consummatum est
La locuzione latina consummatum est, tradotta letteralmente, significa tutto è finito (vangelo di Giovanni, XIX, 30).
È la traduzione della Vulgata dall'originale greco Τετέλεσται (Tetelestai) delle ultime parole del Redentore sulla croce, prima di morire; vengono di solito rese in italiano nella versione tutto è compiuto, nel senso della realizzazione finale della sua missione. Queste parole possono essere citate a proposito di qualche disastro, di un grande dolore, della morte di un caro parente, etc.
Aneddoti
[modifica | modifica wikitesto]A volte la frase può essere usata con intenzione opposta, per commentare la rovina o la fine di un nemico, rallegrandosene. In quest'ultima accezione l'uso è fatto risalire, in un aneddoto, al medico e astrologo Angelo Catone di Supino, futuro arcivescovo di Vienne, che la pronunciò durante la messa il 15 gennaio 1477, rivolgendosi a Luigi XII per rivelargli la morte di Carlo il Temerario, suo nemico, quello stesso giorno: secondo tradizione, l'evento della morte sarebbe avvenuto nell'attimo stesso in cui le parole furono proferite.